La “Pucchiacchella” (aldilà delle sconcerìe).

 

La Portulaca Oleracea è molto più nota come Pucchiacchella. E’ un’erba che cresce spontanea negli orti e che cresce un po’ ovunque in Italia, tanto che viene considerata infestante. 

Ma non sono d’accordo. Anzi. Si presta tantissimo per arricchire insalate, in frittate o minestre e talvolta anche con la pennetta. Le sue foglie sono belle carnose e croccanti. Come se non bastasse è ricca di vitamine, Omega 3 e tantissime altre sostanze nutritive che fanno bene. 

Tuttavia tra le innumerevoli ricette, la sua migliore compagna è proprio a rucola. E’ infatti da tradizione che a Napoli si usa mangiare “rucola e pucchiacchella”, un perfetto binomio storico. 

 

Non è un caso, quindi, che la pucchiacchella venisse utilizzata fin dall’antichità. Nel medioevo, aldilà del valore culinario le attribuivano addirittura un potere apotropaico contro gli spiriti maligni

Il suo infuso era ottimo per lenire i bruciori causati dalle punture d’insetto, aiuta contro i bruciori di stomaco, la diarrea e il vomito. 

In più, veniva spesso e volentieri fornita ai marinai che si imbarcavano, essendo considerata come valido aiuto per lo scorbuto. 

 

Ma perchè tale nome volgare?

A primo acchitto, avrei banalmente pensato ad una ragione dettata dal suono onomatopeico riprodotto durante la masticazione della portulaca. Ma a quanto pare siamo ben lontani dalla verità.

Oggigiorno una delle ipotesi è data dalla crescita di tale pianta rasa al suolo. 

Ma andiamo più nello specifico…

 

Secondo alcuni il nome deriverebbe dal latino portulaca(m)– porcacchia – poccacchia – pucchiacca: ovvero erba porcellana, in riferimento ad un tipo di conchiglia tigrata a vulva con striature perlate. 

Il nome botanico latino significa “piccola porta”, per la modalità di apertura delle foglie che la compongono.

 

Tuttavia ogni regione ha la propria versione dialettale con cui identifica tale erba: nel Sannio è definitiva “vasciulella” per edulcorare il diretto riferimento in napoletano all’organo genitale femminile; per i Romani è la porcacchia; i Siciliani invece la utilizzavano nella purciddana, la loro insalata del ferragosto.

 

Molto più genericamente la portulaca era in Europa chiamata “erba del frate”, perchè leggenda vuole che i frati passando di casa in casa a chiedere l’obolo alle famiglie, lasciassero al contempo questa preziosa pianta in dono. 

 

Insomma un erba squisita, ricca di proprietà e a costo zero, che come molte cose buone e naturali oggi si è va sempre più perdendo come alimento e sempre più affermando come “erba infestante” da estirpare dai nostri orti. Beh… che dir se ne voglia, intanto io vado a gustarmi pomodori e pucchiacchella del mio orticello!

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